Tuesday, December 15, 2009

Anish Kapoor vs Anselm Kiefer : 0-1

Ha appena chiuso i battenti al Royal Academy of Arts a Londra la mostra di Anish Kapoor.

La sua ricerca delle forme e dello spazio ed il suo uso di insoliti materiali e colori intensi e monocromatici lo hanno reso uno dei mentori dell’arte moderna a noi contemporanea.

Nonostante riconosca l’importanza di Anish Kapoor per la scultura non riesco a dissociare l’artista dal personaggio mediatico che oramai rappresenta nel mondo dell’arte e ho l’impressione di essere stata quasi costretta psicologicamente ad andare alla sua mostra.

La mostra di Kapoor in se stessa non mi e’ dispiaciuta, ma e’ stato pesante tutto il baraccone mediatico costruito attorno all’evento. Arte moderna di facile fruizione, un intrattenimento che e’ alla portata di piccoli e grandi e non bisogna avere delle conoscenze approfondite per capire quello che Kapoor ci propone.

Kapoor ci vuole far vivere “un’esperienza fisica e psicologica” e allora via un gioco di specchi degno del piu’ banale castello delle streghe, un tubo lego che ricorda l’apparato genitale femminile (eh si ci vuole un sex appeal, no?). E perche’ poi non tirare dei barattoli di vernice contro il muro come un vero luna park. Non e’ poi questo l’evento invernale europeo dell’arte moderna alla quale tutti accoreranno da tutta Europa?

E ci siamo passati tutti, o quasi tutti. Noi seguiamo l’arte moderna e siamo quelli che dobbiamo sempre essere la, dove succede. Non c’eravamo per le prime mostre di Damien Hirst e Tracey Emin..ma oops, l’arte moderna passa adesso in televisione sulla BBC2 ed e’ cosi’ fashionable. Ovviamente tutti conoscono l’arte moderna, no? Che ci vuole eh? E’ cosi’ ...cosi’..divertente, no? E bisogna esserci stati, altrimenti non si e’ in, non si capisce l’arte. Un sabato mattina con le amiche e poi un bicchiere di vino bianco al café del museo .. e poi si, shopping e magari un film romantico con Hugh Grant (....ma fa ancora film?..mboh..)

Sono stata amareggiata vedere un martedi pomeriggio, per ben 15 euro, sessanta persone che aspettavano il barattolo di vernice di Anish Kapoor “bombardasse” il muro, quando in quello stesso momento alla Tate, anche se gratuitamente, non c’era nessuno davanti a “Trip Hammer” di Richard Serra o “Palm Sunday” di Anselm Kiefer ... “Anselm, chi...?..Kiefer? ma chi e’?” .Gia, Kiefer chi... Ed e’ proprio per questa domanda che ho provato rabbia alla mostra di Anish Kapoor, molta rabbia.

Friday, December 11, 2009

Il Cadogan Hall e Ryuchi Sakamato - 30 November 2009


Era da tantissimi anni che aspettavo l’occasione giusta per vedere Ryuchi Sakamoto e quale occasione migliore di un concerto pianistico al Cadogan Hall? Il Cadogan Hall fu construito nel 1907 e tra le varie vicessitudini e’ stato sia luogo di culto per il cristianesimio scientista, proprieta’ di Mohamed Al Fayed e sala permanente per la Royal Philarmonic Orchestra. E’ una di quelle tante, piccole sale di Londra (max 900 posti), dove ascoltar musica e’ delizia per le orecchie. Il pubblico e’ per un quarto giapponese, e non c’e’ da sorprendersi, visto che Ryuchi Sakamoto e’ una star in Giappone e a Londra la comunita’ giapponese conta piu’ di 50 mila persone.
Sul palco Ryuchi Sakamoto e un piano a coda. Ad accompagnarlo su un grande schermo una video-art sobria ed elegante come non ne avevo visto da tempo. Stasera e' la presentazione del nuovo live “Playing the piano” un adattamento per solo piano dei suoi grandi classici, da “Merry Christmas Mr.Lawrence” a “Last Emperor” passando da “Hibari” con molteplici variazioni sullo stessa tema.
Sakamoto ci delizia anche con una versione pianistica di “In the red” dove i ritmi diventano piu’ sincopati, ossessionanti, il tutto accentuato da una luce rossa ipnotica che invade la sala.
C’e’ un voler ritornare a qualcosa di minimalista e di sperimentare attorno agli elementi piu’ semplici della musica. Mentre mi lascio transportare dalle note di questo affascinante musicista giapponese, penso alla linea logica che lo unisce al documentario di Derrida che avevo visto pochi giorni addietro del quale la colonna sonora era stata composta dallo stesso Sakamato. “It’s over.. it’s over.. scorrono le scirtte sullo schermo”. Sakamoto come decostruzionismo musicale?