Saturday, March 31, 2012

Intervista - Meat Puppets - 19/02/1992 - Coccodrillo Genova (IT)

Pubblicato su distorsioni-it.blogspot.com il 29 Agosto 2011
Meat Puppets - Coccodrillo - Genova - 19 Febbraio 1992
Vent’anni fa nel 1991 usciva per la London Records “Forbidden Places” dei Meat Puppets, che coincise con il loro primo tour in Italia. Il 19 febbraio del 1992, alla fine di un energico concerto al Coccodrillo di Genova, scambiai intervistai i fratelli Kirkwood. Ero giovane, inesperta e imbarazzatissima. 

Myriam - Per il vostro ultimo disco “Forbidden place” molti critici hanno detto che avete raggiunto un suono piu’ ruvido, forse piu’ maturo 

Curt Kirkwood– (ride) Non sono d’accordo, penso che piu’ andiamo avanti e piu’ suoniamo come degli immaturi 

Myriam - Avete registrato molti dischi, diversi l’uno dall’altro: uno è piu country, l’altro piu’ rock. Molti hanno criticato la mancanza di una continuita’ organica nei vostri lavori, che ne pensi? 
Curt – mi stanco di suonare lo stesso stile di musica, penso a ciascuna canzone e cerco di mettere un feeling diverso. E’ veramente difficile per me dire cosa sto cercando di fare esattamente, faccio quello che sento e se lo dovessi spiegare non avrebbe molto senso. Sono cose molto personali. 

Entra Chris nei camerini eccitato: “ wow, quei cazzuti mi hanno colpito cosi duramente sulla testa quando mi hanno tirato giù dal palco, mi hanno spaventato. Pero’ sembravano divertiti”

Myriam – Cosa ne pensate del successo di “Nevermind” dei Nirvana che ha aperto le porte alla musica underground?
Curt – Ogni band fa quello che vuole, non sa cosa portera’. Non penso abbiano portato un notevole impatto. I Nirvana sono ok ma non ne sono un grande fan.

Myriam – Cosa c’e’ dietro il titolo “Forbidden Places”, i posti proibiti?
Curt – Sono solo delle limitazioni personali

Myriam – Hai disegnato la cover del disco, c’è qualche pittore che preferisci?
Curt – Van Gogh e qualche altro, cerco di imitare Van Gogh per allargare gli spazi della mia mente. Mi piace dipingere quando guardo la TV, ma non e’ cosi eccitante come suonare.

Myriam – che musica ascolti in questo periodo?
Chris Kirkwood – (ride) MTV
Curt – Ascolto di tutto, sicuramente nella band sono quello che ascolta meno musica degli altri. Derrick (Bostrom, il batterista) e’ quello che ascolta di piu’ musica. Mi piace il disco di KLF “The White Room”, e’ il mio disco preferito in questi ultimi mesi e anche Black or White di Michael Jackson
Chris – Anche la band di supporto stasera non era male.
Curt – Verissimo

Myriam - Quali gruppi hanno influenzato la musica dei Meat Puppets?
Curt – Penso un pò di tutto, ma forse un po’ di piu’ Black Sabbath e George Jones, anche se non se sono certo. Penso di essere tra i migliori e senza influenze. Anche se siamo stati influenzati dal country, blues, jazz, musica dei nativi d’america, latino-americana, world music, gamelan, musica balinese, musica da soweto, jive.
Chris– Dalla musica indiana

Myriam – Questa e’ la prima volta che venite in Italia, come mai non siete venuti prima?
Chris – (ride) Abbiamo realizzato solo ora che c’erano gli aerei
Curt – In realtà, non pensavamo ci fosse un seguito qui in Italia

Myriam – Cosa ne pensi del pubblico italiano?
Chris – E’ divertente, molto diverso da quello americano, che odiamo. Lo odiamo perche’ lo conosciamo. Qui ancora e’ tutto nuovo, la gente conosce i nostri testi a memoria, sorprendente. Dappertutto puoi trovare la pizza e gli spaghetti. E’ un po’ come essere a Disneyland per noi, e’ tutto straniero. Completamente diverso da Phoenix che ha solo un centinaio d’anni ed è enorme, 70 miglia di larghezza. Da noi hanno tutti una grande casa con un gran cortile e una piscina. Anch’io ho una casa con piscina ma non costa tanto, sicuramente quanto quello che voi pagate mensilmente d’affitto.
E poi ci sono le palme e c’e il sole tutto il tempo. Qui e’ diverso ma adoro il pubblico. Le ultime tre serate sono state fantastiche e la gente e’ incredibilmente ospitale. Ti ricordi Curt, quel ragazzo a cui abbiamo chiesto delle indicazioni. Non sembrava molto sicuro e dopo un po’ guardiamo nel retrovisore e proprio lui ci sta correndo dietro in macchina perche’ si e’ ricordato e stavamo prendendo la cattiva strada. La gente e’ molto diversa dagli americani. Qui sono molto piu’ simpatici. Pero’ allo stesso tempo tutto e’ molto confuso. Beh! Questa città è follia pura. Le strade sono piccole e tutti suonano il clacson.

Myriam – Adesso vorrei chiedervi un’opinione da musicisti amercani su chi vincera’ le prossime elezioni in USA? Ha per caso Jello Biafra delle buone opportunità?
Curt – (con disgusto). Le elezioni le vincera’ Bush.
Chris – Si Bush. Hey , hai sentito che Buchanan ha il 48% dei voti e Bush 52%.
Curt – Non penso Jello Biafra arrivera’ da nessuna parte. Gli americani sono molto conservatori. Quello che possiamo solo dire e’ che speriamo che chi vinca aiutera’ gli americani, ma sono dei fottuti maiali
Chris – Fottuti maiali che governano il mondo e il mondo e’ un buco di culo. Tutti i politici sono merda.

Friday, March 30, 2012

Diario di bordo tra il serio e il faceto del Primavera Sound Festival 2011

Pubblicato su distorsioni-it.blogspot.com il 29 Luglio 2011
A cura di Myriam Bardino e Felice Marotta
Intro
Sono passati due mesi, ma sono ancora vivi i ricordi del Primavera Sound Festival. Cinque giorni di musica, festa, sole, esplorazioni cittadine, spiaggia, e rivelazioni culinarie. Senza ovviamente dimenticare la vincita della Champions League da parte del Barcellona e la protesta degli Indignatos contro i tagli del governo Zapatero.

Yuck - Primavera Festival 2011
E anche l’inizio della stagione delle ciliegie che ci accompagneranno per tutto questo festival. Il Primavera Sound Festival di Barcellona è diventato in pochi anni uno dei più grandi eventi indie-rock del vecchio continente: 150.000 presenze in tre giorni, 200 band, 7 palchi. Come qualsiasi altro festival e un’occasione per ritrovare amici che sono dispersi ai quattro lati del pianeta e anche un’opportunità per darti appuntamento con quegli amici virtuali con i quali stai ore, sui vari social networks, a disquisire il valore creativo di “Let England Shake”, l’immensa discografia degli Einsturzende Neubaten e il colore delle camice di flanella dei Fleet Foxes. Prima di immergerci nel festival: una piccola guida pratica.

Mini Guida Pratica
Al Primavera Sound festival, non ci sono spazi per il campeggio, quindi il nostro consiglio e’ di prendere una sistemazione vicino al Forum, i prezzi degli appartamenti sono ridicolmente bassi e partono dai 25 euro a notte.
Il segreto e’ anche prenotare l’appartamento per inizi dell’anno, altrimenti non trovate più niente a buon mercato. Se siete in appartamento, ricordatevi di fare una copia delle chiavi dal ferramenta, per tutti (senza ovviamente dirlo all’agenzia). I concerti, al Parc del Forum, iniziano tutti attorno alle 16, quindi si ha tempo di visitare la città e di rilassarsi sulle sue meravigliose spiagge come di partecipare alle diverse sagre di quartiere sparse per la città. Se siete in tre o quattro e’ meglio muoversi in taxi perché sono tra i meno cari d’Europa. Altro consiglio e’ quello di mettervi nell’ottica di entrare nel fuso orario di New York, perché siamo in Spagna e tutto è posticipato di cinque ore.

Pubblico del Primavera Sound Festival
Primavera Festival 2011 - Barcelona 
Ci sono tre generi di pubblico:
1) Il pubblico che e’ lì per caso perché trascinato da fidanzato/a o amici ma non e’ appassionato di musica e difficilmente sopravvive ai 200 gruppi. Generalmente e’ quello che passa tutto il giorno in spiaggia e viene verso le 21 per un massimo di due ore di concerti.
2) Quello che pur essendo un fan di indie rock, non riesce a prepararsi a tempo e non sa esattamente chi sta andando a vedere e si perde tra i palchi.
3) Quello che ha studiato per settimane intere e sa a memoria tutti i gruppi, gli orari e le scalette. Un pubblico ad ogni modo molto eterogeneo con un 30% di inglesi, 30% di spagnoli, 20% di italiani e 20% di altre nazionalità (russi, svedesi, francesi, belgi, almeno quelli che abbiamo incontrato).



Giovedì 26 Maggio

                   Primavera Festival 2011 - Barcelona 
Il Primavera Sound Festival e’ già iniziato la sera prima al Poble Espanol e abbiamo perso già qualche gruppo. In tardo pomeriggio, dopo esserci ritrovati da Venezia, Cambridge e Londra, ci avviamo verso il Parc del Forum, con una lunga passeggiata sulla spiaggia di Barcellona, con i suoi chiringuitos, i suoi ciclisti e le persone che prendono il sole e che già nuotano nelle acque del Mediterraneo. Quando arriviamo al Parc del Forum, riconosciamo da lontano il maestoso palazzo triangolare degli architetti svizzeri Jaques Herzog e Pierre de Meuron, stessi architetti che hanno ideato e creato la Tate Modern e lo stadio olimpico di Bejiing.
Bisogna anche ricordare che questo sito e’ stato costruito sul Camp de La Bota, un campo di prigionia durante il regime di Franco, dove i prigionieri venivano uccisi sulla spiaggia fino al 1952. Infatti su questo sito, si respira un certo surrealismo, quasi disturbante. Tra la coda mostruosa per gli ingressi troviamo altri amici arrivati poche ore prima da Milano e Roma. La coda viene smaltita abbastanza velocemente e si e’ subito muniti di: un braccialetto che servirà per l’accesso ai 4 giorni, una scheda magnetica che bisognerà ricaricare per pagare a tutti gli stands e varie mappe del sito, sito che e’ formato un po’ come una L sul mare. La distanza tra le estremità e’ di circa 20 minuti a piedi, se sei controcorrente alla calca, 40 minuti. Nei momenti di maggiore affluenza del festival il Parc del Forum ha contenuto circa 130.000 persone. Al festival oltre che i palchi, bagni e un enorme mercato coperto per mangiare e bere, si trovano anche altre tende per deimini eventi acustici, un’area per i bambini e un cinema, che per mancanza di tempo abbiamo ignorato. Appena passati i cancelli, sul lato sinistro un enorme palco, il San Miguel (sponsor numero uno del festival), dove si terranno i concerti più grossi con dietro una collina dal quale si domina tutto il sito e il mare. Proseguiamo e davanti a noi si apre un anfiteatro, con delle scalinate in cemento con in fondo il palco Ray-Ban (un altro sponsor del festival). Come per tutti i festival a cui si arriva preparati, si parte sempre con dei buoni propositi.
Per Giovedì 26 Maggio, la nostra scaletta prevedeva:
13 Gruppi "Fondamentali"
6 Gruppi "Interessanti"
19 Gruppi "Se ho tempo"
13 Gruppi "Non Interessanti"
Totale gruppi del Primavera Sound Festival per Giovedì 26 Maggio: 51
Totale gruppi visti:9
Di cui, in ordine cronologico per ciascuna categoria, abbiamo visto:
Ray Ban Stage - Primavera Festival - Barcelona 2011
6 Gruppi "Fondamentali": Moon Duo, Connan Mockasin, Grinderman, Glenn Branca Ensemble, Suicide, Flaming Lips
3 Gruppi "Interessanti": Bearsuit, Ty Seagall, Luger
Persa per il nostro ritardo la stella nascente del rock Marina Gallardo, gli psichedelici delle canarie GAF e gli onirici Emeralds, impossibilitati da andare all’Auditori per tre giorni per vedere il magico DM Stith di spalla a Sufjan Stevens per via di code interminabili e di sistemi di prenotazione intergalattici, il primo gruppo ad aprire il nostro festival sono i Moon Duo al palco Ray Ban. I Moon Duo sono Ripley Johnson dei Wooden Shjips e Sanae Yamad. La loro musica e’ a cavallo tra il kraut rock e stoner rock. Dai Moon Duo abbiamo un po’ vagato per il sito per farci un po’ l’idea del posto nel quale eravamo atterrati. Abbiamo fatto la fila per caricare la nostra scheda magnetica per poi accorgerci che non era possibile acquistare nulla a causa di un problema tecnico. Tutti i bar del sito bloccati. No birra, no acqua, nulla. Dopo qualche ora hanno iniziato a distribuire delle birre con dei fustini sulle spalle maggiorandole di quattro volte il prezzo. Insomma non di certo un buon inizio soprattutto se uno voleva bere solo acqua e voleva tenere un po’ di lucidita’.
Moon Duo - Primavera Festival 2011- Barcelona 
Quello che è importante, a un festival, è prendere subito dei punti di ritrovo con i vostri amici, perché siate sicuri che vi perderete. Chi vuol andare in bagno, chi ha fame, chi ha sonno, chi si perde con qualche ragazza, chi non vuole rimanere a sentire questo o quel gruppo, insomma i punti di ritrovo sono essenziali. Fatto questo, si salva un sacco di tempo per i giorni successivi. Ma ritorniamo a Giovedì 26 Maggio. Dopo i Moon Duo, a destra del palco Ray Ban, dopo una piccola zona verde e i bagni, si ha accesso a un altro palco: ATP. Il palco ATP e’ un po’ più piccolo ma anche questo molto comodo, con delle scalinate ad anfiteatro. Dietro, a destra del palco ATP, ancora una zona di ristoro prima di avere accesso a sicuramente il secondo palco per importanza: il palco Llevant all’estremo est del sito. Molto scomodo, con terra battuta e con nessun posto dove sedere. Ora sappiamo che siete tutti rock and roll, ma quando stai per delle ore sotto il sole, avrai ad un certo momento il bisogno di posare le tue stanche membra. E si lo diciamo anche per te, che hai ancora vent’anni e pensi di essere incrollabile.
Adesso sappiamo che vi siete già persi nella descrizione del sito, ma ritornando al palco ATP , alle sue spalle a sinistra, c’e’ uno dei palchi meglio posizionati di tutti: il palco Adidas (un altro sponsor). Le scalinate sono davanti al mare con il palco leggermente spostato a sinistra. Quindi, quando non t’interessavano i gruppi, potevi sempre sederti e goderti lo spettacolo del mare. Ok, ora siamo al palco dell’Adidas, che si trova alle spalle del palco ATP. Camminando a est lungo il mare si arriva al Llevant (quello scomodo), continuando verso ovest, il palco Jagermeister (si, un altro sponsor), dove si sono esibiti dei buoni gruppi ma con nessun posto dove sedersi, anche questo molto scomodo. Continuando verso ovest, si passa alle spalle del palco Ray Ban (quello dove hanno suonato i Moon Duo e ora si sta esibendo Big Boi) per giungere al palco Pitchfork (sponsor pure loro). Palco scomodo, con nessun posto a sedere. A destra del palco Pitchfork, il mare e a sinistra un’ enorme scalinata dominata dal passaggio sotto il pannello fotovoltaico che tanto caratterizza il Parc del Forum di Barcellona. Scalinata che porta direttamente al palco San Miguel. Sappiamo che ora vi siete fatti un’idea e se vi siete persi, iniziate a leggere da capo e seguite le indicazioni su un pezzo di carta con penna e matita. Siete troppo tecnologici per avere una penna a portata di mano? Fa nulla, andate avanti a leggere. Quindi, dopo aver reperito i luoghi, sprofondati nei puff del lounge di Jack Daniels (un altro sponsor comunque, l’area più cool di tutto il festival), dietro il palco San Miguel, abbiamo prestato un’ occhio molto stanco e distratto al circo cabaret di Kevin Barnes degli Of Montreal.
Da li, ci siamo avviati verso il nostro primo concerto al palco Adidas, dove si esibivano gli inglesi art-rocker-dancer Bearsuit, molto freschi e gradevoli.
Connan Mockasin - Primavera Festival 2011 - Barcelona 
Grinderman - Primavera Festival 2011- Barcelona 
Quelli di noi che hanno tentato ad andare fino al Llevant per vedere i Public Image Limited si sono ritrovati davanti al pagliaccio Johnny Lydon che inscenava un patetico spettacolo. Ma nel frattempo, urrah! i bar avevano riaperto. Con il sole che stava tramontando tra dei nuvoloni, siamo andati a vedere al palco Jagermeister, Connan Mockasin, questa nuova promessa musicale neo-zelandeseche non ci ha molto convinto vuoi per problemi tecnici, vuoi per un certo disagio sul palco. E nemmeno le geishe che lo accompagnavano sono riuscite a distogliere gli occhi da Katherine Blamire (delle Smoke Fairies) che appariva come un’ombra cinese attraverso il separé dei VIP. Ma sono già le 22.30.
C’è un fuggi fuggi al palco di San Miguel: “Felice, sei appena arrivato da Roma? Dove ci si vede? Sì, sì, a destra del palco”. I Grinderman partono fortissimi con Mickey Mouse and the Goodbye Man. Nick Cave impeccabile in abito completo con Warren Ellis che impazza sulla chitarra e il grande Jim Sclavunos alla batteria. Un epopea rock come ai migliori tempi che ci fa quasi dimenticare quale gruppo fenomenale siano stati i Birthday Party (Get It On). Nick Cave sembra aver recuperato lo smalto di un tempo ed essersi tirato a lucido.
Glenn Branca - Primavera Festival 2011- Barcelona 
Caro Nick, ovviamente ci scuserai per averti tradito, dopo venti minuti, con il maestro Glenn Branca, che sta dirigendo una mini orchestra di tre chitarre, due bassi e batteria. Figura culto dell’avanguardia, chitarrista e compositore New Yorkese, Glenn Branca, ha fatto del suo rock una vera e propria scuola di avanguardia, influenzando musicisti del calibro di Lee Ranaldo e Thurston Moore. Sembra quasi di assistere ad un concerto di musica classica, il che non è per nulla strano se si pensa che Steve Reich influenzò moltissimo il rock. A Steve Reich e’ dedicato Lesson n.3 (Part 1 - Part 2) che l’ensemble ha proposto stasera. Assistere a un concerto del Glenn Branca Ensemble, è senza dubbio partecipare ad un rito di iniziazione ad un culto. Le note si susseguono, si scavalcano, il ritmo diventa sempre più frenetico e poi rallenta, e poi di nuovo gli strumenti che s’intrecciano e ci portano via verso lidi sconosciuti. Tra una composizione e l’altra si sente anche la musica degli Eladio y Los Seres Queridos, che suonano al palco Adidas e Glenn Baranca si mette ad ascoltare cosa fanno in lontananza i suoi colleghi e a accennare qualche passo di danza. Il concerto si chiude con Lost Chord che purtroppo come ci preannuncia Glenn Branca “it’s very short, according to the stageman”(“questa composizione e’ molto corta, secondo la persona che si occupa del palco”). Il tempo stringe e deve lasciare spazio ai Caribou ma durante l’esecuzione da un calcio al leggio e dice “I am actually dying, this is so so so good” (“sto morendo, questo momento e’ così bello”).
I Grinderman stanno suonando rock sul palco San Miguel ma qui si assiste alla creazione della musica. Sicuramente uno dei concerti più spettacolari di tutto il festival.

Far seguire Glenn Branca dai Suicide, non è consigliatissimo. Abbiamo ancora le nostre orecchie sanguinanti e i vocalizzi di Alan Vega, ci giungono come delle note stridenti. In questa occasione, i Suicide presentano il loro leggendario omonimo album del 1977. L’energia del duo è sempre la stessa, nonostante abbiano superato entrambi i settant’anni, cosi come il volume degli amplificatori è rimasto sempre quello di un tempo. Un concerto a cui non si poteva mancare. Alcuni di noi rimangono ammaliati davanti al palco, ma altri fuggono. Odio e amore.
Flaming Lips - Primavera Festival - Barcelona 2011
Impossibile raggiungere il palco dei Caribou, troppa ressa. Guardiamo un pò Ty Seagall al Jagermeister siamo divisi:garage-rock adrenalinico o molto piatto? Ai posteri l’ardua sentenza. Ci si riposa un po’ ai punti di ristoro prima di ritrovare altri amici “virtuali” del Piemonte e del Lazio, seguendo le linee del mixer a circa metà davanti al palco dei Flaming Lips. E allora è festa, è bello ritrovare delle persone che conoscevi prima solo sui vari social network e non c’è che dire, i Flaming Lips aiutano a ricreare un’aria di festa con le loro magie pirotecniche sul palco, i palloncini e cotillon vari. Si disquisisce anche con qualche catalano sui Tenores di Bitti e gli effetti delle anfetamine, pillola blu o verde? Sembra di essere un po’ ripiombati nell' infanzia, con poche ore di sonno sulle spalle:può prendere bene o può prendere malissimo. She Don’t Use Jelly e The Yeah Yeah Yeah Song sono brani ancora molto piacevoli, ma c’è sempre il rimpianto di non averli mai visti negli anni di “Telepathy Surgery”. Per molti Do You Realize sarà l’inno del festival.
Alcuni di noi vanno via, un po’ disturbati dal circo di Wayne&Co, e mentre casualmente tra 130 mila persone s’incrociano amici che vengono da parte diverse del pianeta, si finisce la serata buttati sui divanetti della zona relax del Jack Daniel’s. Si parla seriamente di calcio con i ragazzi che preparano i falafel. Chi vincerà domani la Champions League? “No no, el barca, no yo soy de Madrid, tengo per el Manchester”. Nulla da fare per i Salem, riusciamo a vedere un pezzetto dei bravi Lüger ma alle 3 e mezzo del mattino, i colpi improvvisi di sonno fanno capire che è tempo di andare a riposare. Taxi, casa, spuntino delle 4 del mattino con salame e formaggio e tutti a nanna tra qualche ora ci aspetta la visita a Barcellona.


Venerdì 27 maggio 

Montjuic - Barcelona 
Alcuni di noi spinti dalla voglia impellente di vedere Barcellona, dormono tre ore e si avviano a piedi verso il centro sotto un sole cocente per una visita alle architetture di avanguardia di quel genio che è stato Gaudi. Gli altri dormono un po’ di più, se la prendono con comodo e vanno in spiaggia a rilassarsi. Altri ancora partono in tarda mattinata all’esplorazione del castello di Montjuïc, da dove si gode una vista stupenda sulla città.
Dopo essere ritornati a valle, verso le 15 , ci concediamo un’indimenticabile ristorante in riva al mare con prosciutto serrano, una gustosissima paella e un inebriante vinello bianco locale. Passeggiata digestiva lungo la spiaggia, siesta a casa, a metà strada per rinfrescarci per la seconda giornata del festival. Nel frattempo apprendiamo che ci sono stati degli scontri a Placa Catalunya, e presi dalla disinformazione abbiamo dei sensi di colpa per non essere stati lì, domani andremo in piazza per vedere quello che succede.
In programma per la seconda giornata del festival, la nostra scaletta prevede:
-15 Gruppi "Fondamentali"
-7 Gruppi "Interessanti"
-20 Gruppi “Se ho tempo”
-10 Gruppi "Non Interessanti"
Totale gruppi del Primavera Sound Festival per Venerdì 27 Maggio: 52
Totale gruppi visti: 10
Di cui, in ordine cronologico per ciascuna categoria, abbiamo visto:
-6 Gruppi "Fondamentali": M. Ward, Pere Ubu, Half Japanese, Explosion in the sky, Shellac, Battles
-4 Gruppi "Interessanti": Wolf People, Dan Melchior and Das Menace, No Joy, Perrosky

Durante il festival si respira un’aria di protesta dei giovani catalani e vari slogan contro il governo Zapatero emergono durante tutta la manifestazione sostenuti qui e lì da vari musicisti: “Continuate con la lotta e l’occupazione, esprimete la vostra opinione”. Il nostro festival, come al solito, inizia in ritardo. Si arriva al Parc del Forum giusto in tempo per apprezzare il concerto del sempre convincente M. Ward. I Wolf People, al palco ATP offrono uno spettacolo un po’ troppo dispersivo, al quale alcuni di noi preferiscono il garage rock tagliente di Dan Melchior and Das Menace al palco Jagermeister, un progetto interessante dello stretto collaboratore di Billy Childish da tenere sicuramente “sotto orecchio”. Scappiamo dai National al Llevant stage, mentre vediamo la polizia muoversi tra i vari palchi, in piedi su dei motorini elettrici. No, non siamo in una scena di Blade Runner, e non non c’erano motorini elettrici in Blade Runner. Ci saranno state almeno 130.000 persone accalcate davanti al palco dei National, caldo e acustica terribile. Ci concediamo solo qualche brano, distratti dalla folla interminabile, in quanto i Pere Ubu ci aspettano al palco Ray Ban.
E’ davvero impressionante camminare in direzione opposta ad una marea umana che ti viene addosso e non riusciamo a capire dove quella folla, che si dirige dai National, potrà arrivare considerando che abbiamo da poco lasciato l’arena dei Llevant già completamente piena. Ci sediamo rilassati sulle scalinate dell’anfiteatro del palco Ray Ban. David Thomas dei Pere Ubu dimostra di essere sempre un musicista ispirato che ci racconta a modo suo le schizofrenie ed il senso folle della vita, soprattutto donne e sesso, con una grande vocazione teatrale. Gran bel concerto, con una esecuzione quasi integrale di “The Modern Dance”.

Dal palco del Ray Ban passiamo al palco ATP per gli ultimi pezzi dei Half Japanese, I padri del punk rock fai da te, di cui e’ rimasto solo Jad Fair. Jad Fair e’ ben noto per suonare una chitarra elettrica scordata e esplorare fino ai limiti il suono della chitarra, per il quale l’unica corda (chord in inglese che significa anche accordo) e’ quella che unisce la chitarra all’amplificatore. Un concerto che finisce con All Hand in the Cook, con un sorridente Jad Fair che continua a suonare con il manico della chitarra spaccato in due.Non abbiamo tempo, né ci sforziamo di trovare iBelle And Sebastian. Dedichiamo 15 minuti alle carine e simpatiche No Joy. Nel frattempo i Low suonano sul palco ATP ma ci rifiutano di vederli un’ennesima volta soprattutto dopo la dipartita di Zak Sally al basso. Apre il concerto Nothing but heart che sentiamo in lontananza e avvolge anche i nostri cuori ormai induriti. Ma non c’e’ tempo per i sentimenti, ci aspetta il rock and roll sanguigno del duo cileno Perrosky al palco Adidas. Poche persone ma questo duo e’ esplosivo e balliamo tutti scatenatissimi.
Perrosky - Primavera Festival 2011 - Barcelona 
Half Japanese - Primavera Festival 2011 - Barcelona
Dopo i Perrosky, mentre alcuni di noi si riposano da queste danze cilene, per altri, l’unico pensiero è conquistarsi un posto in prima fila di fronte al palco del Ray Ban per il concerto degli Explosions In the Sky. I texani, tre chitarre, basso e batteria, fanno capire di essere in gran forma. Attaccano subito con The Only Moment We Were Alone, uno dei loro brani di punta, per proseguire con la bellissima Last Known Surroundings, brano ispiratissimo che emoziona stranamente ad ogni ascolto. A fine concerto gli Explosions In the Sky esprimono la solidarietà agli Indignados, che nonostante le manganellate della polizia catalana continuano a protestare in modo assolutamente non violento contro l’istituzionalizzazione delle ingiustizie nella società contemporanea.

Del Rey - Primavera Festival 2011 - Barcelona 
Per fortuna riusciamo anche ad ascoltare una mezz'ora abbondante dei grandi Shellac, con una performance noise di Steve Albini &C., oramai divenuta “un classico”. Segue una pausa rigenerativa al bar mentre i Pulp suonano sul palco San Miguel. E dopo una parentesi assolutamente convincente ed adrenalinica di una delle band seminali del post rock di Chicago, Del Rey della leggendaria etichetta My Pal God Records. Il suono e’ compatto e ci investe come un treno ad alta velocità’. Eben English si alterna ora alla chitarra ora alla batteria e con le due batterie in prima fila, il suono diventa ancora più forte e compatto.
Battles - Primavera Festival 2011 - Barcelona 
Arrivano le 3.30 della mattina: nonostanti alcuni alcuni di noi diano forfait, i vostri prendono posizione sotto il palco per assistere alla nuova formazione dei Battles dopo la dipartita di Tyondai Baxton. Non poteva esserci posto migliore. E’ scientificamente provato che quando i Battles suonano, piove. E anche qui appena saliti sul palco, inizia una pioggerellina estiva. Piove pure ora che stiamo scrivendo questo diario di bordo, piove sempre. La batteria di John Stainer (ex Helmet/Tomahawk) e’ centralissima. Davanti a noi alla chitarra, tastiere e marchingegni elettronici, Ian Williams (ex Don Caballero/Storm&Stress). E a sinistra del palco Dave Konpka (ex Lynx). Il suono inizia pesantissimo con la parte centrale lasciata alla sessione ritmica. La chitarra e le tastiere iniziano a intrecciarsi e a crescere con il ritmo fino a creare un mantra danzante che si evolve lungo questi 45 minuti. Con sfondo, il cantato dei video di Kazu Makino, Matias Aguayo e Gary Numan. E’ incredibile ascoltare questa band in mezzo ad una folla di decine di migliaia di persone che balla con te sui ritmi del loro ultimo album "Gloss Drop".
Il concerto di questo trio New Yorkese, a parte qualche problema tecnico, si e’ rivelato uno degli elementi faro di tutto il festival. Sono quasi le cinque, siamo stremati ma felici di aver sopravvissuto a un altro giorno di festival.


Sabato 28 maggio

Indignatos - May 2011
Dopo quattro ore di sonno siamo svegliati da una banda di tamburi e una sfilata di pupazzi di cartapesta. Ci affacciamo con l’occhio un po’ spento. I nostri vicini ci sorridono dai balconi fioriti. E’ ora di mettersi in marcia per pagare tributo alla Sagrada Famiglia, uno dei capolavori di Antonio Gaudi. All’interno, alcuni incrociano Jarvis Cocker dei Pulp, anche lui in visita a Barcellona. Mentre dibattiamo sul livello della ricerca universitaria in Italia, ci perdiamo tra le stradine di Barcellona.
Indignatos - May 2011
Ma e’ ora di passare a Placa Catalunya dove gli Indignatos sono aumentati dopo l’aggressione della polizia del giorno prima, durante il quale all’incirca 500 poliziotti hanno cercato di liberare la piazza per i festeggiamenti della finale della Champions League per il giorno successivo. Gli Indignatos hanno poi recuperato la piazza e quella di oggi e’ una manifestazione degli Indignatos. Tantissimi gruppi di discussione con il fine ultimo di rendere la democrazia spagnola più partecipativa :“Non siamo burattini nelle mani della politica e delle banche”, e’ il loro slogan. Pensiamo all’Italia, all’Inghilterra, ci rammarichiamo che la nostra gente non riesca a prendere iniziative di questo tipo. Lasciamo gli Indignatos e ci dirigiamo in metro al Parc Forum.
In programma per la terza giornata del festival abbiamo previsto:
- 15 Gruppi "Fondamentali"
- 7 Gruppi "Interessanti"
- 20 Gruppi “Se ho tempo”
- 10 Gruppi "Non Interessanti"
- Totale gruppi del Primavera Sound Festival per Sabato 28 Maggio: 52
- Totale gruppi visti: 15
Stiamo diventando più bravi.
Visti, in ordine cronologico per ciascuna categoria:
- 5 Gruppi "Fondamentali": Fleet Foxes, Einstürzende Neubauten, Pj Harvey, Galaxie 500, Swans, Black Angels
- 6 Gruppi "Interessanti": Damo Suzuki & Cuzo, Soft Moon, Yuck, Gonjasufi, Kurt Vile and Violators,    Pissed Jeans
- 2 Gruppi "Se ho tempo": Warpaint, Album Leaf
- 1 Gruppo "Non Interessanti": Deep Sea Arcade

Damo Suzuky and Cuzo - Primavera Festival 2011 - Barcelona 
Al Parc Forum la giornata e’ assolata con un leggere venticello. Passiamo il surreale passaggio fotovoltaico, una incredibile struttura di ingegneria, una immensa superficie di pannelli fotoelettrici, organizzati su un piano obliquo dalle dimensioni davvero impressionanti. Ci troviamo davanti al palco Pitchfork dove si esibisce Damo Suzuki assieme ai Cuzo, che ci riportanto a un hard rock sperimentale anni '70. Al palco Llevant stanno suonando i Soft Moon, un’interessante quartetto pop di San Francisco a meta’ tra Liquid Liquid e Joy Division. Una bellissima luce, ancora non ci sono molte persone qui al Primavera Sound Festival. Da qui ci spostiamo al palco ATP dove stanno suonando gli inglesi Yuck, che mettono insieme, con un gusto revival, le chitarre noise dei Dinosaur Jr ed un giro di basso dei Pixies. Inutile dire che gli occhi di tutti i maschietti presenti sono per la bassista Mariko Doi, che sposa eleganza con una bravura ineccepibile al basso. Le Warpaint dimostrano, d’altra parte, di essere una band costituita da ragazze capaci oltre che graziose. “Siamo donne, oltre le gambe c’e’ di più” cantavano già ai tempi Jo Squillo e Sabrina Salerno.
Einstürzende Neubauten - Primavera Festival 2011 - Barcelona
Ci spostiamo verso il palco San Miguel per sentire i pre-raffaelliti dell' avant o retro-folk: i Fleet Foxes, che trasmettono in modo semplice e diretto il loro amore per Dylan, Crosby, Still and Nash e per tutta una vena di folk americano degli anni '70. Chiudete gli occhi e immaginate una dolce serata di inizio estate, sdraiati su una collina che domina il sito del festival. A destra di voi il mare e davanti a voi, giù per la collina, un altro mare di persone davanti al palco. Il sole che tramonta, le dolci atmosfere folk dei Fleet Foxes e il resto e’ poesia. Alcuni di noi, scelgono di andare a vedere Gonjasufi al palco Pitchfork. Il suo album di debutto “A Sufi and a Killer”, era stato davvero una illuminazione, ma il concerto del guru e predicatore yoga Sumach Valentine, un misto di post-hop sciamanico e crossover in stile Rage against the machine, non convince del tutto.
Galaxie 500 - Primavera Festival 2011 - Barcelona 
Facciamo anche a tempo per un salto al palco ATP per un ultimo raggio di sole tra gli archi e le chitarre del progetto di Jimmy Lavalle: Album Leaf. Un brevissimo “colpo d’orecchio” ai Deep Sea Arcade che suonano come un brutta copia di una cover band degli Oasis e poi e’ la volta di qualcosa di un po’ più pesante al palco Ray Ban: Einstürzende Neubauten, band seminale del rock industriale, capace di interpretare la rumorosità della civiltà industriale e di ridefinire così le coordinate del rock all’interno del contesto post-moderno. Anche al Ray Ban gli Einstürzende Neubauten danno dimostrazione di conoscere perfettamente le sonorità del materiale metallico che si portano appresso sui palchi, sebbene il tutto sia strutturato all’interno di un progetto sonoro molto ricercato. Blixa & Co sono leggermente invecchiati ma non demordono offrendo uno show degno della loro leggenda. S’inizia con the The Garden da “Ende Neu” e ci s’inoltra negli ultimi 12 anni della loro carriera artistica. Passiamo poi al palco Jagermeister dove si sta esibendo Kurt Vile e i suoi Violators, uno dei nomi più interessanti del lo-fi indie rock e la sua esibizione non delude le nostre aspettative.Mentre sul maxi-schermo del palco Llevant si proietta la finale della Champions League tra Barcellona e Manchester, iniziamo a sentire un po’ su tutto il sito del festival delle grida euforiche di qualche ragazzo catalano “El Barca Vincitore!!!!”. L’onda di euforia sembra contagiare un po’ tutti. Ma non c’e’ Barca o Manchester che tenga, ora e’ l’ora della damigella PJ Harvey al palco San Miguel. Abbandonata la fase ribelle ed affermativa, si presenta con un vestito completamente bianco ed il capo piumato con in mano l’autoharp, quasi ad evocare le grazie di una moderna musa greca. Grande carisma. Ma la posa di PJ Harvey nel personaggio di dama eterea dà fastidio ad alcuni di noi che preferiscono rifugiarsi nelle dolci atmosfere nostalgiche del dream pop dei Galaxie 500 reinterpretato qui, sul palco ATP, da Dean Wareham e la sua dolce Britta. Al suono di Temperature is rising, un brivido ci scorre lungo la schiena e sorridiamo all’idea che nel pubblico dei Galaxie 500 ci siano in quell’istante anche dei ragazzi ventenni con gli occhi luccicanti, proprio come noi vent’anni fa. Lasciamo a malincuore Dean e la sua Britta per raggiungere il palco Ray Ban per prepararci alla messa di mezzanotte degli Swans. Nostro malgrado dobbiamo rinunciare ai Mogwai che stanno suonano alla stessa ora al palco Llevant.
Swans - Primavera Festival 2011 - Barcelona 
La messa degli Swans si apre con No words/no thoughts, un’onda d’urto tanto forte da far vibrare pericolosamente i timpani delle nostre orecchie. La band si è riunita nel 2009 con il rientro di Norman Westberg e con l’ingresso di due batteristi della potenza di Phil Puleo e Thor Harris, capaci di dare corpo alle derive chitarristiche di Michael Gira &C. Musicisti completi a 360 gradi che spaccano e devastano il palco. Una goduria musicale infinita. Impossibile poi, nostro malgrado, avvinarci al palco ATP dove si stanno esibendo  Jon Spencer and Blues Explosion. Alle 2.15 proviamo a sederci davanti agli hardcore punk Pissed Jeans ma la stanchezza delle nostre povere vecchie orecchie si fa sentire. Dobbiamo rinunciare agli Animal Collective per una lunga pausa rigeneratrice al bar prima di affrontare il nostro ultimo concerto del Parc del Forum: Black Angels. Questa band psichedelica di Austin ci riporta indietro alle sonorità degli Spacemen3. Sul palco Pitchfork, vi è un’energia pazzesca. I pezzi spaziano tra i loro tre album e la folla impazzisce alle prime note di Bad Vibrations. Ma stranamente attorno a noi ci sono solo delle buone vibrazioni. Chiacchieriamo con dei ragazzi che provengono da diversi paesi e chiediamo quali siano stati per loro i gruppi migliori di tutto il festival. Sentiamo in coro: Flaming Lips, Swans, Battles, Explosions in the sky. Questi, a detta dei nostri vicini sono stati i veri vincitori del festival anche se, stranamente, dei ragazzi di Alme’(BG) ci hanno anche menzionato gli Za! Sono le 4.30 del mattino quando usciamo dal Parc Forum, non si trova un taxi, ci tocca camminare lungo la spiaggia per rincasare con il mare calmissimo ed un cielo che albeggia, discorrendo di varie amenità e della vita in generale mentre nella testa ti ronza ancora un tripudio di suoni.



Domenica 29 maggio 



 La mattina siamo svegliati dai festeggiamenti mattutini per la vincita del Barcellona. Sotto casa nostra attraversiamo il mercatino dove predominano i sorrisi e i colori blu e rosso. Le facce attorno a noi sono stanche come le nostre. Anche loro hanno festeggiato i loro beniamini (sportivi non musicali) tutta la notte. Ci
fermiamo per fare rifornimento di ciliege prima di incamminarci verso il parco Güell. Iniziamo a fare i primi saluti e dopo una visita a uno dei parchi più belli d’Europa, altri saluti davanti alla Placa Catalunya dove resistono ancora gli Indignatos. Facciamo un giro in piazza, cerchiamo di capirne di più, speriamo che sia soltanto l’inizio di un movimento che si espanderà in tutta Europa al più presto. Ultima paella con gli ultimi amici rimasti del Festival prima di prendere un taxi alla volta del Poble Espanyol, un museo all’aria aperta ubicato sulla collina di Montjuïc. Costruito in occasione dell’Esposizione Universale del 1929, il Poble Espanol che occupa 40 mila metri quadri e’ un vero e proprio piccolo paese che racchiude tutte le caratteristiche della Spagna. Immaginate quindi un concerto dei Mercury Rev, la quintessenza del pop lisergico, in una piazza gremita di gente con attorno vecchi edifici spagnoli del diciannovesimo secolo. Un vero spettacolo emotivo. David Baker sembra felice di intrattenere la folla e per i bis ritornano con una grande interpretazione di Solsbury Hill di Peter Gabriel, seguita dalla dolcissima e romanticissima The Dark is Rising e Senses on Fire. Non possiamo descrivere l’atmosfera elettrica di questo momento, vorremo che la serata non finisca mai. Preso un altro taxi, passiamo davanti ala Fontana Magica di Montjuïc, prima di ritrovarci catapultati nella Sala Apollo, una discoteca un po’ boudoir, per il nostro ultimo concerto del festival: Black Angels. Si, ancora loro. Con la psichedelia ritmata dei nostri texani ancora in testa, rientriamo a casa stravolti, sfiniti.
Black Angels - Primavera Festival 2011 - Barcelona 


Lunedì 30 maggio 



Il giorno dopo e’ interamente dedicato al relax, con passeggiata sulla spiaggia e sulle Ramblas, una scelta fantastica di tapas. Indugiamo un po’ con gli Indignatos di Placa Catalunya, che ci riportano alla dura realtà quotidiana di Barcellona. L’aereo ci aspetta, salutiamo la città, ma inconsciamente sappiamo che le nostre valige sono già pronte per il Primavera 2012. E le vostre?






Intervista a Mark Lanegan degli Screaming Trees - Bloom (Mezzago) 10 Marzo 1990


Pubblicato su distorsioni-it.blogspot.com il 25 Agosto 2011




Vedere gli Screaming Trees a Mezzago nel 1990 fu un’esperienza indimenticabile. Era il tour di “Buzz Factory” (1989, SST), pubblicato da poco ed alla batteria c’era ancora Mark Pickerel. Gli Screaming Trees, campioni apparentemente minori dell'epopea grunge, rispetto ad act come Pearl Jam e Nirvana, avevano già inciso classici grunge come "Other Worlds" EP (1985, SST), “Clairvoyance” (1986, Hall of Records), “Even If and Especially When” (1987, SST) e “Invisible Lantern” (1988, SST).
Formatisi nel 1983 a Seattle erano giusto alla metà della loro carriera, si sarebbero sciolti nel 2000. Non ricordo molto di quella serata, ad ogni modo il Bloom non era pienissimo e c’era una bella atmosfera. La scaletta del concerto fu la seguente:

* Change Has Come (Change has come – EP – 1990 – Sub pop)
* Feathered Fish (cover dei Love)
* Too Far Away (Buzz Factory – LP - 1989 – SST )
* Wish Bringer (Buzz Factory – LP - 1989 – SST )
* Barriers (Other Worlds – EP - 1985 – SST)
* Other Days and Different Planets (Even if and specially when – LP – 1987 – SST)
* Cold Rain (Even if and specially when – LP – 1987 – SST)
* Night Comes Creeping (Invisible Lantern – LP – 1988 – SST)
* Smoketings
* World Painted (Invisible Lantern – LP – 1988 – SST)
* Flower web (Buzz Factory – LP – 1989 – SST)
* Ivy (Invisible Lantern – LP – 1988 – SST)

Dopo il concerto ebbi occasione di discorrere con Mark Lanegan: l’intervista è ancora inedita oggi nel 2011, mai pubblicata. DISTORSIONI è felice di proporvela in esclusiva, in occasione dell’uscita recentissima di “Last Words-The Final Recordings”, che comprende brani inediti incisi dalla band tra il 1998 ed il 1999, poco prima dello scioglimento.

L'intervista a Mark Lanegan
Myriam: Che ne pensi del concerto di stasera e in generale del pubblico italiano?
Mark Lanegan - Penso sia stato un tipico concerto degli Screaming Treees e che il pubblico italiano sia delizioso. Questa è la nostra seconda volta in Italia. Anche se solo per due giorni è di certo il nostro posto favorito dove suonare perché il pubblico italiano è entusiasta ed è per noi una gioia suonare qui. In America ci sono un sacco di concerti, dobbiamo viaggiare mesi per coprirla tutta. Certe volte il pubblico è entusiasta altre volte no, con il pubblico italiano non sbagli mai e la vostra accoglienza ci rende molto felici.

Myriam: Qual' è la storia degli Screaming Trees? Cosa vi ha spinto a suonare?
Mark - Siamo cresciuti in una piccola città. Eravamo tutti amici e s’è fatto tutto semplicemente.Ci piaceva suonare, abbiamo iniziato a scrivere canzoni e stiamo continuando a farlo anche dopo anni.

Myriam: Vieni da una piccola città vicino a Seattle, Ellensburg. In che proporzioni pensi vi abbia influenzato il vecchio sound di Seattle, penso a bands come Sonics o Kingsmen o le nuove bands come Nirvana?
Mark - Beh a dire il vero, abbiamo appena registrato una canzone sull’album di tributo ai Sonics (“Here aint’ the Sonics: A Tribute to the Sonics" – 1990). Tutti a Washington sono cresciuti con i Sonics. Abbiamo migliaia di dischi, siamo dei grandi ascoltatori di musica, ma non siamo concentrati solo su gruppi della nostra area come Sonics o Wailers: ad esempio ascoltiamo molti compositori degli anni '20 e anche musica da diverse aree e epoche. Anche se e’ vero che per quel che riguarda l’area di Washington ci sono stati dei gruppi notevoli negli anni '60 ma anche negli anni '90. Per esempio, i Nirvana sono uno dei miei gruppi preferiti di tutti i tempi assieme ai Mudhoney.

Myriam: Come componete generalmente le canzoni?
Mark - Il chitarrista (Gary Lee Conner) scrive le canzoni, fa delle cassette, collaboriamo sui testi. Le presentiamo al gruppo, le lavoriamo un po’ e generalmente le registriamo abbastanza in fretta.

Myriam: Avete lavorato con la SST, mi potete parlare della vostra relazione con questa etichetta e anche dei vostri legami con i suoi altri gruppi?
Mark - Abbiamo appena smesso di lavorare per la SST e siamo adesso su Sub Pop, anche se probabilmente il nostro prossimo LP sarà su Epic: ci inizieremo a lavorare quando torniamo a casa, la settimana prossima. Siamo stati bene con la SST ma siamo entrati in un’altra fase. Per quel che riguarda gli altri gruppi della SST, c’erano un sacco di gruppi interessanti con i quali abbiamo avuto l’occasione di lavorare come: Dinosaur Jr, Das Damen e fIREHOSE con i quali abbiamo fatto due tour. La SST era un grande occasione ma adesso abbiamo preso un’altra strada.

Myriam: Mi puoi parlare un po’ di "Buzz Factory"? Come ci avete lavorato?
Mark - Tra il nostro terzo disco “Invisible Lantern” e “Buzz Factory”, abbiamo registrato un doppio album a Los Angeles che non fu mai pubblicato perché non ci piaceva il suono. Dopo il tour con i fIREHOSE, quando siamo ritornati a casa, abbiamo deciso di ridurlo a un solo album. Abbiamo fatto una scelta sul materiale e anche aggiunto qualche nuovo pezzo che avevamo scritto nel frattempo: l’abbiamo registrato molto in fretta, in solo tre giorni. ed e’ diventato uno dei nostri dischi più venduti al momento.

Myriam: Ho una curiosità, com’e’ nato il nome Screaming Trees?
Mark - E’ nato molto stupidamente. Una notte avevo bevuto parecchio e ho iniziato a sparare milioni di nomi uno dietro l’altro. L’indomani mattina mi hanno poi detto che era stato deciso che il nome del gruppo era Screaming Trees ma non me ne ricordavo affatto. A me il nome non piaceva ma agli altri sì, quindi l’abbiamo tenuto.

Myriam: Ti appassiona la letteratura?
Mark - Si, ho letto centinaia di libri: romanzi, poesie. Uno dei miei libri preferiti e’ “Viaggio al termine della notte” di Celine, che ha un umore abbastanza pessimistico, e anche “Tropico del Cancro” di Henry Miller. Mi piace molto la poesia, soprattutto Rimbaud.
Non conosco molto gli autori italiani.

Myriam: Tornando alla musica, ci sono dei gruppi che ti piacciono in questo momento?
Mark - Il mio gruppo preferito al momento e’ senza dubbio American Music Club di San Francisco, ma mi piacciono anche i Thin White Rope e ovviamente mi piacciono molto i Nirvana che sono anche amici. Tra l’altro ho un 'solo' album che sta per uscire in Aprile su Sub Pop in con Chris e Kurt dei Nirvana che suonano in alcuni dei pezzi.

Myriam: I progetti con gli Screaming Trees?
Mark - Beh come ho detto prima, registreremo questo disco probabilmente con la Epic. Faremo delle prove, registreremo e poi partiremo in tour; forse ritorneremo qui l’anno prossimo, la prossima primavera, spero prima ma sarà un periodo un po’ non-stop.