Wednesday, February 03, 2010

Vinico Capossela a Londra

Ho preso il biglietto per Vinicio Capossela il 29 Gennaio alla Union Chapel a Londra, curiosa di sapere se il musicista che avevo tanto amato alla fine degli anni 90 avesse intrapreso dei nuovi affascinanti sentieri.
Dalle notizie giunte qui e li, sapevo che nel frattempo aveva incontrato i miei cari Calexico e che proprio il 29 Gennaio, alla Union Chapel,partiva il suo primo tour mondiale.
La serata non inizia nei migliori dei modi, gli organizzatori fanno aspettare il pubblico in fila per piu’ di una mezz’ora "i musicisti stanno allestendo la sala". La fila che inizia davanti alle porta della Union Chapel va su per le scale e finisce al bar dove con un paio d’amici inganniamo l’attesa con un paio di birre.
C’e’ una bella atmosfera nel bar dello Union Chapel,luci soffuse e divanetti.
Lungo le pareti si ripete lo stesso quadro raffigurante Vinicio Capossela con un ghigno di sfida (la copertina del suo nuovo disco “The Story Faced Man”) che sembra dire "vedrete cosa vi ho preparato stasera"
La mia aspettativa cresce “chissa’ cosa tira fuori dal capello stasera”. Le porte si aprono e ..niente..un paio di strumenti buttati sul palco, ta l'altro anche mal disposti. I musicisti nascosti quasi dietro le casse, sembravano essere distaccati ed in secondo piano rispetto a Vinicio Capossela che aveva anche messo il suo piano a muro centralissimo. Questione di ego..uh?
Vinicio Capossela che alcuni anni prima mi era sembrato rilassato e molto scanzonato, doti che facevano parte della sua genialita', sembra stasera molto nervoso. Prima cerca di allontanare i fotografi (perche’ allora farli venire?), e continua imperterrito a fare cenni irati ai suoi musicisti invece che ballarci assieme e invitarci alla loro festa.
Le due ore di set spaziano veloci tra la sua vasta discografia. Durante la prima parte sembra quasi di essere in un piano bar italiano con le sue composizioni un po' piu’ leggere. La seconda parte, che inizia con “Estate” e' un po’ piu’ fantasiosa e prosegue con pezzi storici come “Maraja’” e il “Ballo di San Vito”. Per questa serata inglese,Vinicio Capossela e’ anche coadiuvato da un menestrello che recita di tanto in tanto delle poesie inglesi via megafono, lasciando perplessi anche i rari autoctoni presenti in sala.E si susseguono anche travestimenti in maschera e personaggi circensi che s’inseguono per la sala...ma sembra uno spettacolo quasi forzato e studiato a tavolino e manca di quella sincerita' e energia che hanno reso grande questo personaggio.
Che dire? Sarei curiosa di sapere come un pubblico inglese avrebbe reagito. Noi Italiani, si sa, brava gente, siamo un buon pubblico, pronto a cantare, a ballare alla prima nota.
E devo riconoscere che l'impronta italiana del pubblico ha aiutato a dare un po’ di pepe alla serata.
Nonostante le incensanti critiche del New York Times, Sunday Time (che non leggo..tengo qui a sottolineare), Mojo e l’entusiasmo del pubblico in sala, a fine concerto rimango con una punta di amaro in bocca.
Mi sembra che da 10 anni, Vinicio Capossela stia ripetendo in modo quasi invariato il suo melodrammatico cabaret gypsy/jazz&varieta'italiano che ha, per essere del tutto onesta, perso la sua impronta gypsy&jazz. Forse sta cercando di conquistare delle piu' ampie platee e sconfina in canzoni piuttosto pop che possano rappesentare e riscontrare il gusto popolare italiano. Ma ho dei dubbi che sia la giusta direzione con la quale Vinicio Capossela possa incendiare le platee internazioniali, eccezione ovviamente fatta per le centinaia di expat italiani.

1 comment:

Valerio said...

La cosa che mi fa rosicare e' che pare che il concerto del giorno dopo sia stato molto piu' bello... lui molto piu' alla mano e via cosi'.
O gliel'hanno detto, oppure se ne e' accorto da solo.

vabbe', non c'e' due senza tre, quindi mi ritocchera' un'altra volta.

'notte
Vale