Thursday, April 12, 2012

La zona selvaggia di Piers Faccini


Pubblicato su http://www.distorsioni.net  4 Febbraio 2012

Piers Faccini
MY WILDERNESS
2011 - Six Degrees
[Uscita: 11/10/2011]

Eccellente musicista e pittore, Piers Faccini e’ uno di quegli artisti che non si può non amare. Trasferitosi nel sud della Francia lontano dalle luci del music business, Piers Faccini ama la natura, fare lunghe camminate tra i suoi amati monti e spendere le sue ore preziose con la sua famiglia e i suoi amici.  Oltre a essere musicista, Piers Faccini e’ anche un pittore che si dedica ai paesaggi e ritratti che sono esposti in gallerie d’arte. Per quel che riguarda la musica, per il decimo anno d’attività solista, fa uscire un nuovo album: “My Wilderness” (La mia parte selvaggia). Cantautore di origine anglo-italiane, cresciuto a metà tra l’Inghilterra e la Francia, Piers Faccini ha fatto i suoi debutti musicali a Londra evolvendo di seguito sulla stessa etichetta americana che ha ospitato i primi lavori di Jack Johnson. Con l’Everloving Records, Piers Faccini, ha iniziato ad essere conosciuto dal pubblico americano, ha avuto occasione di aprire il tour del 2006 di Ben Harper e di lavorare con famosi produttori musicali. La copertina di “My Wilderness” riproduce un’ autoritratto di Piers Faccini su un collage di mappe del mondo. Come se volesse rinchiudere in questo disco le diverse influenze musicali che lo hanno arricchito nei suoi viaggi, nei suoi incontri e nella scoperta di nuovi suoni. Infatti in questo disco ci sono diversi richiami al folk inglese, alla musica del Mali, al delta blues del Mississipi e alla musica balcanica.
 Ma, purtroppo, a volte il troppo “stona”. Ed e’ proprio quando Piers Faccini cerca di uscire dai suoi sentieri musicali, tracciati nei precedenti dischi, che si perde un po’ per strada. I ritmi balcanici di The Beggar and the Thief,  Dreamer, And Still the Calling cadono in un calderone pop un po’ troppo mellifluo. D’altro canto seguendo le orme delle persone con cui ha collaborato,Tribe e My Wilderness sono abbastanza amabili ma ripercorrono le non più gloriose scene musicali di Ben Harper. Anche That Cry  si muove verso strade noiosamente mainstream. Ma in tutto questo, la vera parte selvaggia, la “wilderness” di Piers Faccini  che sembrerebbe funzionare meglio e’ quella piuttosto rarefatta, calma e languida di Say but dont’ Say, un lento carico di emozioni, e le armonie di No Reply, Branches Grow, Strange is the Man che lo accostano alle leggende del folk inglese come Nick Drake, John Martyn, Bert Jansch. Three Times Betrayed  scava invece  nelle influenze orientali del folk progressivo europeo dei Pentagle e Spirogyra. Cinque magnifiche composizioni se avete voglia di ascoltare melodie dolci e folk e altre sei interessanti se siete appassionati di atmosfere blues e orientali nel mondo pop. Un disco che non vi deluderà, almeno per meta’

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