Wednesday, April 08, 2009

La Route – Cormac Mac Carthy

Qualche mese fa molti tra i miei amici citavano questo libro come « un capolavoro », « un libro che non dimenticherai facilmente ». Ero già stata incuriosita da « All pretty horses » (che per pigrizia non ho mai letto) e forse lo scoppio mediatico, giustamente meritato, del film “No Country for Old men”, ha allontanato il mio interesse da “La Route”. Solo qualche settimana fa, ho deciso di prenderlo dagli scaffali di casa. Ho finito il libro da qualche giorno ed ho dei sentimenti contrastanti. La lettura e’ molto scorrevole. Ho trovato parecchie scene ripetitive ed i discorsi tra padre e figlio sono assai piatti se confrontato con il mondo della “sovvranalisi” familiare della società odierna. A pensarci bene, se dovessimo veramente ritrovarci in condizioni di sopravvivenza, forse i nostri discorsi diventerebbero schematici ed essenziali. In una natura assente, dove il mondo come lo conosciamo e’ scomparso e rimane solo cenere e buio saremo solo focalizzati sulla necessità di rispondere ai bisogni essenziali come protezione e cibo. Tutto il resto diventerebbe superfluo, come l'analisi, l'individuo, persino i nomi sarebbero superflui. La trama in se non è molto accattivante: bambino e padre camminano lungo LA STRADA in un paesaggio apocalittico. Lungo LA STRADA si dovranno nutrire, riparare dal freddo e lottare contro buoni e cattivi. I buoni che possono uccidere altri buoni per la sopravvivenza ed i cattivi che praticano l'antropofagia. Non c’e’ più sole, più luna, più il trascorrere del tempo, più vegetazione, solo cenere, buio, e tanta umidità e tanto freddo. Nessuno sa esattamente se questo è il destino di una parte del pianeta o di tutta la terra. Si sa solo che la vita continua, che nascono dei bambini, e che ci sono degli animali e delle parvenze di fiori. Quasi un modo di dire, c’e’ speranza...c’e’, bisogna solo cercarla. La speranza, dei nostri due protagonisti è racchiusa nel mare. Il perche' la loro meta sia il mare non e' molto chiaro. Forse il mare va visto come un posto di libertà e di ricerca dell’anima, come rifugio sicuro e lontano dal male e dalle ceneri amare del mondo. Un concetto che fa eco a molta letteratura americana del 18emo secolo. Forse sui fondali del mare sono in vita delle grandi piovre e forse un altro uomo cammina con suo figlio sull'altra sponda. Ma il mare che l'uomo ed il bambino scoprono e' freddo, nero, desolato. Si deve quindi riprendere LA STRADA, senza speranza ne' meta, che porta sempre più a male e a disperazione, fino alla morte. Ci vuole l’aiuto di una buona stella e la fiducia del bambino perché la vita possa continuare e la speranza possa rinascere grazie ai ricordi che si sono costruiti, agli insegnamenti e all’amore ricevuti lungo LA STRADA. Non mi aspettavo una conclusione ottimista, ne sono rimasta perplessa, in quanto non proprio in tono con il racconto. Sicuramente l'autore ci porta a riscoprire la fiducia dei bambini nell'essere umano, fiducia che si e' sbiadita in molti di noi.

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