Friday, August 06, 2010

Indimenticabile - Patrick Watson and the Wooden Arms - Tabernacle - London 05/07/10

Febbraio 2007, Parigi. A casa di Christelle, ho tra le mani un cd-promo che Jerome mi ha appena regalato: “Ma Fleure” dei Cinematic Orchestra. Il cd player segna: Track 4 “Music Box”. Non diciamo niente, ci basta uno sguardo per capire che quella voce che stiamo appena ascoltando per la prima volta, diventerà parte integrante delle nostre vite, dei nostri sogni, accanto ai nostri venerati Jeff Buckley e Bertrand Cantat. La traccia N.5 non ha ancora iniziato che balziamo sul pc per cercare più informazioni. “Patrick Watson, hai detto?”- “Si W-A-T-S-O-N, che dice?”-“Qui c’e’ scritto “Patrick Watson, cantante canadese paragonato a Rufus Wainwright, Nick Drake, Jeff Buckley, all’attivo due cd disponibili import” -“ beh si Jeff Buckley ci sta tutto. Come import? Peccato che sta meraviglia non arriverà in Europa”. Come avevo torto quella sera. Qualche mese più tardi Patrick Watson e il suo gruppo si aggiudicano il prestigioso premio Polaris canadese declassando i più noti Arcade Fire e a Settembre viene pubblicato finalmente, anche in Europa, “Close to Paradise”, uscito in Canada un anno prima. Disco di una notevole intensità con atmosfere prese da Nick Cave, Tom Waits, Yann Tiersen. Una varietà di strumenti che vanno da chitarra, violini, fisarmonica, pianoforte, megafono, campionamenti, batteria, banjo, palloncini e forchette varie (!) e arrangiamenti che flirtano con Debussy e Satie, si lo so non bisognerebbe disturbare i mostri sacri ma: ascoltare per credere. Nonostante il gruppo si affermi piano piano in Europa, non riesco che a vederli in concerto l’anno scorso alla Union Chapel. Un concerto incredibile, mozzafiato. Per questo, non ho indugiato a prendere i biglietti per il concerto del 5Luglio, al Tabernacle di Notting Hill. Un luogo suggestivo quanto la Union Chapel. Il Tabernacle è un’ex-chiesa evangelica del 1887, con la facciata curva, costruita in mattoni rossi non lontana da Portobello Road. Una meravigliosa costruzione di stile romanesco, ora adibito a centro culturale. Una sala non direi gremitissima con poco o meno trecento persone. Stranamente e’ stato un evento poco pubblicizzato. Sul palco, Patrick Watson e il suo incredibile gruppo di musicisti: i Wooden Arms. Le luci sono soffuse e sembra di assistere quasi a un rito religioso massonico per pochi iniziati. Stasera, ad accompagnarli anche una cantante femminile e un quartetto d’archi. Patrick è un gran chiaccherone, simpatico, scherza con la band ed e’ sempre pronto a intrattenere la folla con aneddoti divertenti durante tutto il concerto tra “Big Bird in a Small Cage”, “Wooden Arms”, “To Build A Home”. E in quello che ci sembra un’attimo, siamo trasportati verso la fine del primo set. Per il secondo set, l’abituale sorpresa. Il concerto formatto palco-pubblico, si trasforma in un evento musicale da strada. Patrick indossata l’armatura del suo albero di cinque megafoni in spalla, e seguito dai suoi musicisti con percussioni e chitarra acustica avanza tra il pubblico, come facevano i musicanti nelle piazze in altri tempi. Il mini corteo di musicisti si ferma al centro della sala, si crea un cerchio attorno a loro. Il gruppo è colto di sopresa quando i violini rispondono tra dalla mezzanina, anche loro nascosti in mezzo ai presenti. Il pubblico sorride, e sembriamo tutti accomunati dallo stesso spirito che si puo' creare durante un fuoco di campo. Patrick lascia il suo albero di microfoni, sale su un paio di gradini e intona “Man Under the Sea” con il ritornello seguito dal tutto il pubblico “Just me, the fish and the sea”, prima sottovoce e poi fortissimo. A fine concerto, le persone sembrano estremamente felici e sorridenti e iniziano tutti a parlare gli uni agli altri. Patrick sgattaiola fuori dai camerini e si ferma a fare fotografie e a scherzare con i fan. Simon Angell, il chitarrista, porta consiglio agli avventori del banchetto merce mentre Robbie Kuster, il fantasioso percussionista, ride rilassato con un paio d’amici nel giardino. Non vedo Mishka Kein,il bassista, sara’ per la prossima volta. Cosi', mentre il sole cala su Londra lascio questa simpatica confraternita. Mentre ruota ancora nella mia testa “Just gather round all our family round and scream a noise and leave the ground I was so happy there under, under the sea”, un senso di gioia e festa invade i miei sensi ancora per qualche ora preziosa.

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