Tuesday, March 08, 2011

Something I like from Belgium

In questi ultimi mesi la Conspiracy Records ha realizzato due dischi pregievoli, un po’ ingustamente ignorati dalla critica italiana.
Head of Wantastiquet con il suo “Dead Seas”, ci porta in un mondo popolato da cowboys solitari che si accompagano di un banjo nelle loro fredde e solitarie serate invernali. Paul Labrecque, creatore del progetto, ha indubbiamente passato molto tempo sulle montagne del New Hampshire ma anche nel Western Massachussetts dove incontro’ Thurston Moore, per la cui etichetta incise con l’altro suo progetto Sunburned hand of Man, che porta avanti con Chris Corsano e Valerie Webb (a fine Marzo in tour in Italia). Anche se “Dead Seas” prende vita da queste esperienze profonde che hanno segnato il percorso musicale, e non, di Head of Wantastiquet, si rintraccia anche la cupa presenza di un certo primitivismo americano alla Robbie Basho. “Return to Agerthi” , “A curse repeated” e la stessa “Dead Seas”, sono dei titoli che possono dare lo spunto per indovinare l’atmosfera del disco. La riflessione di Paul Labrecque, non e’ solo autocentrata ma e’ rivolta anche al mondo esterno con “Mavi Marmara” , un richiamo alla strage degli attivisti pacifisti filopalestinesi di “Free Gaza”, avvenuto in acque israeliane qualche mese fa. In “Dead Seas”, la voce di Paul Labreque e’ sempre in secondo piano rispetto alla musica, una voce sussurata che sembra venire da un mondo parallelo al nostro ma che al tempo stesso ci porta lentamente alla deriva in questo immenso “Dead Seas”, dove tutto sembra rimanere immobile e eterno come questa splendida opera degna di maggior attenzione.
I Flying Horseman sono originari di Antwerp, la stessa citta’ dei dEUS con il quale dividono un gusto per l’eleganza dei suoni e una certa cinematografia musicale. L’anima del loro ultimo lavoro “Wild Eyes” e’ l’oscuro lato del rock blues di Jon Spencer and the Blues Explosions e dei Birthday Party, echeggiante alle terre newyorkesi dei Velvet Underground. Il lato ruvido del disco e’ inoltre accentuato dalla registrazione live del disco, quindi non c’e’ posto agli artefici della post-produzione. Quello che sentite e’ il loro vero suono che arriva diretto al cuore come la pallottola di una colt 45.

No comments: