Pearl Jam - Sorpasso, Milano - 18/02/1992 |
Pearl Jam - Sorpasso, Milano - 18/02/1992 |
Pearl Jam - Sorpasso, Milano - 18/02/1992 |
Pearl Jam - Sorpasso, Milano - 18/02/1992 |
Sorpasso, Milano, 18 Febbraio 1992: Pearl Jam set-list
- Even Flow
- Once
- State of Love and Trust
- Alive
- Why go
- Porch
- Improvisation "Attenzione"
- Jeremy
- Breath
- I've got a Feeling
- Hunger Strike
- Leash
Nel pomeriggio, durante il soundcheck, ebbi occasione di intervistare il bassista dei Pearl Jam, Jeff Ament.
Myriam Bardino- Sono curiosa di sapere come avete registrato “Ten”
Jeff Ament - Nel passato (ndr.qui si riferisce a progetti precedenti Green River e Mother Love Bone) quando registravamo dischi, sprecavamo un sacco di tempo per assicurarci che tutto fosse perfetto: il produttore, lo studio, il personale. Per “Ten” volevamo che il disco fosse istintivo e abbiamo deciso di registrarlo nello stesso studio dove registravamo i nostri demo e con lo stesso produttore: Rick Parashar. Sicuramente sono venute alcune difficoltà ma per noi era importante che il nostro primo disco fosse il più possibile vicino al nostro suono live perché era quello che volevamo comunicare in quel momento. Eravamo un gruppo, formato solo da tre mesi, avevamo venti pezzi e volevamo documentarli, metterli su un disco e partire in tour. Quando incideremo il nostro secondo disco, ci conosceremo un po’ di più e sicuramente avremo delle idee migliori, sarà molto meglio di questo. Oramai questo disco e’ stato pubblicato e sta andando meglio di quanto potessimo immaginare. Inoltre ci ha dato l’opportunità di suonare un po’ dappertutto e ne sono felice.
MB - Avete firmato per la Epic e venite anche da Seattle, c’e’ qualcosa che vi accomuna a gruppi come Screaming Trees, anche loro su Epic. Pensi ci siano similarità tra voi e il vecchio e nuovo suono di Seattle?
JA - Con gli Screaming Tree e Mindfunk (ndr. I Mindfunk erano di New York) che sono due gruppi sulla Epic che rispettiamo e ammiriamo, condividiamo lo stesso background.Anche loro hanno suonato in gruppi punk-rock come noi, ma penso che la loro direzione musicale sia un po’ diversa dalla nostra, soprattutto quella dei Midfunk che sono prettamente metal. Non so ancora spiegare il genere di gruppo che i Pearl Jam siano, penso che stiamo ancora cercando di esplorare il nostro suono e capire cosa sia. Riguardo alla scena di Seattle, ascolto piuttosto i nuovi gruppi, specialmente i Soundgarden. E’ stato per me interessante vederli crescere durante questi anni e raggiungere qualcosa di musicalmente spettacolare. Anche altri gruppi stanno facendo cose interessanti come Nirvana, Mudhoney, Poor Babies e altri, ma non passo tutto il mio tempo ad ascoltare i loro dischi, anche perché ascolto molto jazz e altre cose più heavy come i King’s X.
MB - Niente blues?
JA - Quello patito di blues e’ Mike il nostro chitarrista. Penso, anzi, sia quasi esclusivamente quello che ascolti.
MB - Pensi ci saranno altri episodi di Temple of the Dog, il vostro progetto con i Soundgarden?
JA - No, non ci sono progetti per un altro disco. “Temple of the Dog” e’ venuto fuori in un certo momento in cui trovammo l’ispirazione per fare un disco e suonare con altre persone: al momento penso che il nostro gruppo ci occuperà molto per i prossimi mesi ma, se fosse possibile, non mi dispiacerebbe trovarci tutti assieme per suonare
MB - Hai suonato con Green River, Mother Love Bone e adesso Pearl Jam. Che differenze hai trovato nei diversi gruppi?
JA - Ho trovato molte differenze. Con i Green River abbiamo imparato a suonare gli strumenti, quindi lo facemmo quasi per puro divertimento. Pagammo quasi tutto di tasca nostra: il disco e il tour. Alla fine Mark (ndr.si riferisce a Mark Arm che fonderà più tardi i Mudhoney) voleva fare delle cose diverse da noi e lasciammo il gruppo, avevamo portato avanti il progetto fin dove potevamo. Subito dopo ci furono i Mother Love Bone e nel gruppo c’erano definitivamente delle cose che non andavano nel senso giusto, non c’era molta alchimia tra di noi: anche se pensavamo che fosse incredibile suonare in gruppo dove tutti avevano delle forti e diverse personalità questo aspetto giocò anche in nostro sfavore perché c’erano molti problemi legati soprattutto a dei problemi di ego. Quindi anche prima della morte di Andy (ndr. Andy Wood, il cantate dei Mother Love Bone morto per overdose a 24 anni e prima dell’uscita del loro primo disco “Apple”) le cose non andavano per il verso giusto: in quel momento era il gruppo in cui avevo voglia di suonare ed esplorare la musica, anche se il peso dei problemi mi rendeva a volte difficile trovare l’energia necessaria. D’altra parte, tutte queste esperienze ci fecero capire quello che veramente volevamo, come farlo, come andare in tour e registrare dei dischi, e anche capire tutte le altre dinamiche che si creano all’interno di un gruppo.
MB - Molti critici vi hanno indicato come la “next big thing” dopo il successo dei Nirvana. Cosa ne pensi?
JA - Beh c’e’ sicuramente qualcosa da dire sul numero di dischi che stiamo vendendo e il tour sta andando molto bene ma, per questo, non ci montiamo la testa. Penso che continueremo a fare dischi e a fare concerti e per quel che riguarda la stampa, effettivamente si sta facendo molto rumore su questo paragone: Nirvana – Pearl Jam. Ma e’ ridicolo perché facciamo delle cose diverse e ci vogliono solo accomunare perché veniamo dalla stessa area.
MB - Un po’ come se vi accomunassero a Jimi Hendrix
JA - Esattamente
MB - Come avete filmato il video di Alive?
JA - E’ stato girato a Seattle in un club (ndr. il club RKCNDY), con il pubblico composto per lo più da nostri amici e moltissimi altri fans. Quello che volevamo era solo un video del nostro “live”. Anche l’audio del video e’ un po’ come la nostra versione dal vivo. Per il nostro primo video volevamo che fosse semplice come un concerto con la partecipazione del pubblico. E ha funzionato abbastanza bene. E’molto naturale in un periodo in cui la musica che ci circonda e’ un po’ falsa.
MB - Parlando dei concerti dal vivo, come sta andando il vostro primo tour in Europa?
JA - E’ molto strano, il pubblico e le reazioni sono diverse in ogni paese. Siamo stati in Scandinavia per tre giorni, poi a Amsterdam. Parigi, Madrid e adesso qui . E’ tutto cosi diverso nel lasso di poco tempo.
MB - Cosa ti aspetti da stasera?
JA - Mah, le uniche informazioni che ho sul pubblico italiano vengono dai Soundgarden quando vennero qui in tour
MB - Ah sì, il tour sfortunato
JA - In che senso sfortunato?
MB - Beh il batterista s’e’ beccato l’appendicite
JA - Ah sì, pensavano fosse l’appendicite ma in realtà si trattò di un’intossicazione alimentare ma prima di quell’episodio mi hanno detto che hanno avuto una gran bella accoglienza dal pubblico italiano. Generalmente non avevamo molte aspettative sul tour Europeo ma finora la risposta del pubblico e’ stata così intensa che per noi e’ veramente una gran ricompensa.
MB - Quali sono i vostri progetti futuri?
JA - Finiremo il tour a metà Marzo, poi una settimana di pausa a casa per poi iniziare un tour di due mesi e mezzo negli Stati Uniti. Dopo un’altra settimana di pausa, verremo di nuovo qui in Europa per dei festival e poi il tour in Australia, Lollapalooza in America e poi penso saremo nel periodo di Agosto/Settembre e avremo abbastanza materiale per un’altro disco.
MB - Pesante la vita del musicista, vero?
JA -Certe volte ti senti stanco ma in confronto a quello che stiamo vivendo, ne vale veramente la pena. Tutto sta andando così bene, il disco, il tour, l’accoglienza. Quindi se veramente mi dovessi sedere un attimo e analizzare la situazione, penso che non potrei chiedere qualcosa di più. Anzi sì, mi piacerebbe avere più tempo per visitare meglio le città o i paesi nei quali siamo in tour. Per esempio sono in Italia ma non avrò tempo per visitare né Roma né Venezia ma ritornerò presto.
E i Pearl Jam tornarono in Italia e suonarono allo Stadio Flaminio a Roma e all’arena di Verona: il resto e’ storia.
1 comment:
C'ero anch'io, allora collaboravo al quotidiano "La Notte" di Milano. Se trovo l'originale del giornale ve lo posto volenteri. Se non ricordo male fui il primo a pubblicare perché si scriveva praticamente in presa diretta per uscire già il mattino dopo
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