Friday, March 12, 2010

Get Well Soon e Musee Mecanique in piena forma

Londra - Borderline - 10 Marzo 2010
Intro:
E’ un momento difficile, sto cercando di scoprire nuovi gruppi ma le nuove uscite e le informazioni musicali vanno ad altissima velocita’. Non facile per una persona che ha avuto 20anni negli anni 80, quando le uniche referenze nel campo musicale erano un paio di riviste mensili ed un paio di programmi alla radio. Oggi, negli anni 2000 per seguire le novita' musicali cerco quindi di seguire dei suggerimenti sentiti via podcast, vedere dei siti di musicisti su my space, guardare dei video di nuove bands su you tube, seguire dei blog di amici fidati e/o di alcuni giornalisti musicali e inoltre vado a dei concerti senza essere molto sicura di chi stia andando a vedere. Direte voi, comprare cd/mp3/vinili ? La mia filosofia e’ che prima viene il concerto, la comunione con il gruppo, se il concerto mi piace compro il vinile direttamente alla band la sera stessa, costa di meno e sono cosi’ sicura che una grossa parte del ricavato vada direttamente in mano loro. CD? No! Solo Vinili. La bellezza dei vinili al giorno d’oggi e’ che pesano quasi tutti 180g e sono accompagnati da artwork suggestivi nonche’ da un simpatico coupon per scaricare gratuitamente l’album in MP3. Personalmente abolirei i cd alquanto antiestetici e se fossi una band e avessi un po' di budget disponibilie creerei dei cd rom interattivi con video, lavori, informazioni sull’artista, giochi interattivi, ect.
Musee Mecanique:
Ma veniamo al concerto di ieri sera. Via un paio di podcast su "France Inter" e "Les Inrocks" e una mia piccola confusione sui nomi delle bands, sono giunta al Borderline, uno scantinato con capienza di 275 persone. Che gli inglesi non siano abituati ai nomi delle bands americane in francese, l’avevo gia’ notato sul mio biglietto e sul sito del Borderline che riportavano erroneamente che Music Mecanique avrebbero aperto la serata. Poco importa, sul palco ci sono loro : Micah Rabwin e Sean Olgivie che si alternano alle tastiere,chitarre, percussioni, sega ad arco, canto, mentre Brian Perez si avvince sulle tastiere, glokenspiell, melodica organo a bocca, lap steal. Si, questa volta i "Musee Mecanique", sono solo in tre. La band nonostante appaia titubante di fronte ad un pubblico londinese alle prese con chiassosse conversazioni al bar, presenta qualche brano tratto dal loro album "Hold this ghost" e anche un nuovo pezzo che come annuncia Sean "it’s about travelling". Di tempo per scrivere nuovi pezzi ne hanno avuto durante questo tour Europeo che li portera' anche a una sold out Ancienne Belgique a Bruxelles e alla mitica Olympia a Parigi. Mentre la voce di Micah Rabwin ci fa venire in mente lo scomparso Elliott Smith, Sean Olgivie (che fa pure parte dei Tristeza) evoca piuttosto le calde atmosfere di Bon Iver. Il suono dei Musee Mecanique che puo' essere catalogato nell'americana, nell’alternative country folk, innonda il Borderline con delle dolci atmosfere di tempi passati e nostalgici, contro la frenesia e il rumore della nostra epoca. Atmosfere oniriche con un impressione di sottofondo sonoro di una vecchia e polverosa meccanica che piano piano, durante il set, avvinghia le menti e l’attenzione anche dei piu’ riluttanti chiaccheroni. Il concerto finisce in un magico silenzio e con un fragoroso applauso. Micah, Sean e Brian sembrano emozionati e soddisfatti, non capita spesso ai gruppi spalla di ricevere un'accoglienza tale, qui a Londra.
Get Well Soon:
Ecco adesso sul palco i Get Well Soon, progetto della mente geniale del tedesco Konstantin Gropper. Devo ammettere che nonostante cercassi di seguire tutti i musicisti durante il loro set, non riuscivo a staccare gli occhi di dosso a Kostantin, ammaliata dal suo magnetismo e carisma. Una strana sensazione di essere davanti ad un genio musicale. C’e’ qualcosa di potente e quasi pericoloso che emana Mr Grooper, e non mi sorprende a fatto che abbia potuto elaborare il progetto di Get Well Soon da solo.
Konstantin Gropper compone effettivamente da solo per meglio fantasticare sul suo mondo interiore e trascriverlo in musica, registrando e suonando lui stesso tutti gli strumenti uno dopo l’altro: voce, fiati, corde, percussioni, elettronici…ect.. Anche se questa volta per la registrazione di "Vexations", visto l'impresa titanesca si e' fatto aiutare da altri musicisti. E non solo, e' anche uscito dalla sua camera per prendere ispirazioni dall'esterno, registrando i suoni della natura che lo circondava. Queste passeggiate sonore nei pressi del lago di Constanza, dietro casa dei suoi genitori, hanno anche ispirato una collaborazione con Philipp Kaessbohrer per un making of-video dello stesso "Vexations".
Stesso video che viene da fare da sfondo scenico durante il concerto di stasera, che si apre con "Nausea". Si sente un rumore di sottobosco e improvvisamente davanti a nostri occhi, appare una bambina che sembra si sia persa in un bosco misterioso e pieno di paure, quelle stesse paure che accompagnano la nostra vita.
Kostantin Gropper stasera coadiuvato da altri quattro musicisti al basso, chitarra, tastiere, violino, sassofono, vibrafono e percussioni varie (campane, piatti, tamburelli, ect..), crea un’atmosfera al tempo stesso intimista ed energica, innondante di quella luce abbagliante che si trova solo negli abbissi dell’animo.
Ci vengono in mente Arcad Fire, Lou Reed, Beirut, Jeff Buckley, Suede e anche Jim Jones (ma qui non chiedete!). La sala e’ subito emotivamente soggiogata dalla band e anche i piu’ scettici rimangono piacevomente basiti.
Il live set continua con "A voice in the Louvre". Una bambina davanti a dei quadri nel Louvre :"mi hanno detto di guardare i quadri perche’ posso vedere dei mondi passati e migliori, ma ho l’impressione che i quadri guardino me". E si continua con la trovata divertente per la canzione "We are ghost": il coro che interviene e’ un playback degli stessi Get Well Soon filmati in veste di fanstasma. Seuguendo gli abbissi di "A Burial at Sea", siamo poi ricatapultati nella foresta tedesca di "Angry Young Man" dove Kostantin denuncia la violenza ingiustificata dell'uomo nei confronti della natura. E cosi’ lentamente giungiamo alla fine del concerto dove siamo esortati a ripensare al modo in cui viviamo: "anche se diamo per scontato la nostra vita, siamo gli artefici del nostro proprio destino". Forse ci saremo risparmiati la tua lezione di vita, caro Kostantin, ma dobbiamo essere grati a te e ai tuoi musicisti per la serata indimenticabile che ci avete regalato: we are all well tonite!

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